- Giuseppe Meloni, Una panchina in Piazza del Popolo, Edes Editrice, Sassari, 2014 (cm. 23 x 16, pp. 261, € 18,00).
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Prefazione Sono ormai passati vent’anni da quando, nel dicembre del 1995 usciva il primo numero di un “periodico di cultura e informazione” (questo si legge ancora oggi nella testata della prima pagina) col quale un gruppo di amici, che condividevano alcune idee, si proposero di presentarsi, a scadenza regolare, a quanti volessero partecipare ad una scelta di approfondimenti vari sempre in linea, comunque, con la vita e con la storia del paese. Si trattava, allora, di un numero sperimentale che veniva proposto ai lettori con la curiosità di scoprire se quanto veniva pubblicato poteva interessare. L’iniziativa si caratterizzava in principio anche dal punto di vista di uno schieramento politico ‒ a dimensione amministrativa locale ‒ in linea con certe asprezze (oggi, a freddo, forse eccessive da qualsiasi angolazione siano considerate) che caratterizzavano il confronto dialettico tra gruppi contrapposti. Il progetto prevedeva la stampa bimestrale di alcune pagine che sarebbero state tanto numerose quanto avrebbe consentito l’abbondanza e la costanza di scritti che molti si impegnavano a produrre. Non era possibile intuire quale sarebbe stata la durata dell’iniziativa. Alcuni promotori si auguravano che non morisse in breve tempo, come spesso era successo nel paese per iniziative analoghe. Altri, che in seguito avrebbero profuso nella realizzazione del progetto le risorse maggiori, scommettevano su una durata almeno quadriennale; tanto quanto bastava per lasciare un piccolo segno in una situazione statica, se non stagnante. Col passare del tempo, Piazza del Popolo ha perso, anche grazie ad un migliorato spirito di convivenza nel paese ‒ o forse a una diminuita animosità dei singoli ‒ quelle spigolosità che aveva in principio, che si contrapponevano ad altre, tipiche di allora. Oggi si presenta come un organo di informazione, sia pure a stretta dimensione locale, dove trovano spazio voci di diversi collaboratori che continuano a credere nell’iniziativa: ospita resoconti di fatti che riguardano il paese, il suo territorio e i suoi abitanti, ricerche su temi diversi, approfondimenti sulla sua storia, poesie, racconti, spesso in lingua berchiddese; cosa apprezzabile, quest’ultima, perché permette di perpetuare forme di espressione minacciate di estinzione. A volte, a scadenza biennale, vengono pubblicati numeri speciali dedicati a tematiche fisse come la realizzazione del sempre apprezzato Premio di poesia intitolato a Pietro Casu, giunto ormai all’XI edizione. Il primo numero contava 6 pagine, la prima delle quali conteneva l’esposizione delle linee generali che avremmo voluto tenere (l’articolo era definito, forse un po’ pretenziosamente, “Editoriale”); seguiva l’invito a tutti perché alimentassero l’iniziativa con propri contributi (“Voce alla gente”). In seguito, proporzionalmente all’interesse crescente dei lettori e dei collaboratori, la pubblicazione ha assunto dimensioni più rilevanti, fino a raggiungere, ben presto e in forma stabile le 12 pagine attuali. Già in occasione della stampa del quarto numero, nel giugno del 1996, fu possibile numerare il giornale a scadenza periodica grazie alla registrazione al Tribunale di Tempio n. 85, del 7 giugno 1996. La pubblicazione diventava così un organo di informazione ufficiale, con autorizzazione alla stampa, con un suo direttore (Giuseppe Sini) e con un riscontro nei cataloghi annuali delle pubblicazioni ufficiali riconosciute dall’Associazione della Stampa Sarda. Per quanto riguarda la tiratura, all’inizio si decise di fare diversi tentativi di assestamento con la produzione di un numero variabile di copie che arrivò fino alle 350. Si pensava così di raggiungere con la nostra iniziativa gran parte dei tremila abitanti di Berchidda. Si calcola infatti che i potenziali lettori di pubblicazioni di questo tipo possano essere approssimativamente 3 per ogni copia, per un totale di circa mille lettori. In seguito, soprattutto grazie all’informatizzazione, fu possibile, anche per contenere i costi, ridurre il numero di copie a stampa, fino alle attuali 230/250 che, comunque, non coprono interamente la richieste. I costi, dicevamo. Le prime copie furono stampate interamente a spese di un gruppo di sostenitori dell’iniziativa. Utilizzavamo strumentazione di fortuna e con la mano d’opera di volontari; una volta composti i fogli, gli addetti fotocopiavano le pagine, stando ben attenti all’impaginazione, le inquadernavano, le pinzavano, le distribuivano. Le spese erano perciò ridotte ai materiali di consumo, carta e inchiostro. In seguito il giornale ha continuato ad essere composto con gli stessi sistemi, ma le operazioni di stampa e rilegatura vengono affidate ad una copisteria (“Copiosa”) di Sassari, sempre la stessa da vent’anni nonostante cambi di nome e di proprietà. La distribuzione, invece, passato il momento del volontariato, è stata affidata alle due edicole di Berchidda, Campus e Taras, che partecipano disinteressatamente all’iniziativa di diffusione, guadagnandosi il riconoscimento della testata e dei lettori. Il prezzo del giornale non fu mai fissato ma lasciato alla discrezione del lettore, libero di contribuire con un’offerta che si è tenuta immutata nel tempo. Molti cercano ansiosamente i fascicoli appena usciti; altri li prenotano di volta in volta; altri ancora (i più affezionati ed attenti) rinnovano di anno in anno un abbonamento che dà la garanzia di non restare esclusi dalla distribuzione. Oggi, a distanza di vent’anni dall’uscita del primo numero, si può essere orgogliosi di continuare a pubblicare queste pagine unicamente grazie alle offerte, sufficienti per la copertura delle spese di stampa. Si può essere ulteriormente fieri del fatto che la nostra iniziativa è sempre stata sostenuta dai lettori senza mai far ricorso allo strumento della raccolta pubblicitaria che, infatti, non è mai comparsa nelle nostre pagine. Nel 2006, in linea con una più moderna visione dell’informazione, Piazza del Popolo ha iniziato le sue pubblicazioni on line che, in breve, hanno interessato non solo i nuovi numeri, ma anche gli arretrati. Oggi questi sono tutti disponibili nel sito www.quiberchidda.it, sempre più conosciuto e visitato (abbiamo superato i 16.000 contatti) non solo dai lettori che hanno mantenuto stretti legami con il paese ma soprattutto da quanti, pur lontani, tramite le nostre pagine, si sentono più vicini alle tematiche, alle voci e alla sua vita.
Dopo tanti anni, a fronte di qualche incertezza, siamo animati dalla voglia di continuare la produzione del nostro giornale dal successo che l’iniziativa continua ad incontrare, come rileviamo da riscontri oggettivi. Questa sensazione può essere dedotta da una certa irrequietezza che avvertiamo (e che ci viene segnalata) quando la pubblicazione tarda qualche giorno rispetto all’attesa. I distributori ci riferiscono della “fretta” di leggere i contenuti del nuovo numero da parte di molti utenti ed è significativo il fatto che in pochi giorni il numero di copie che mettiamo a disposizione viene rapidamente esaurito; questo si avverte soprattutto quando la pubblicazione contiene qualche articolo che illustra momenti importanti della vita sociale, politica ed economica o di singoli, che il paese conosce e apprezza. Un altro stimolo a continuare nella nostra iniziativa viene dalla verifica dell’altissimo numero di persone che, a diverso titolo, hanno contribuito e contribuiscono tuttora alla realizzazione delle pagine del giornale con apporti vari: resoconti di avvenimenti, interviste, storia, poesia, disegni. Evidentemente c’è voglia di essere presenti e di partecipare per “raccontare” qualcosa. Ad oggi compaiono nella lista dei collaboratori a vario titolo ben 430 nomi.
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In questo volume ho voluto raccogliere i miei più significativi articoli, ospitati fino ad oggi in Piazza del Popolo (1996-2013). Si tratta di brani di dimensioni compatibili con il carattere della pubblicazione nella quale vennero ospitati e del pubblico dei lettori ai quali si rivolgevano; pertanto hanno un taglio divulgativo, anche se i contenuti sono stati verificati alla luce di fonti attendibili. Sono riportati nella forma originale che risente del fatto che sono stati proposti nel corso degli anni. Pertanto ogni contributo va riletto tenendo conto del periodo in cui è stato scritto. Non vengono riproposti quelli nati a commento di particolari momenti della vita civile del paese, dell’attività di varie amministrazioni, che oggi mancano di attualità e di interesse. Non sono presenti quelli che costituivano la base della lunga ricerca sull’emigrazione da Berchidda verso l’America, confluiti nel volume unitario Emigrati sardi a New York ai primi del ‘900, del 2011. Questo nuovo libro, Una panchina in Piazza del Popolo, diventa così uno strumento utile per quanti vogliono trovare riuniti e ordinati sotto l’aspetto cronologico i contributi che ritengono utili per conoscere diversi aspetti dei personaggi, della storia, dei fatti che riguardano il nostro paese.
Ma veniamo al titolo, dove trovano un preciso riferimento due elementi: la piazza e la panchina. Piazza del Popolo, la “famosa” Piazza con il Muraglione, con la Piazzetta alla quale si accedeva da due rampe di “scalette”, con le due chiese che vi si affacciano, con il Municipio in stile primi ‘900, rappresentava qualcosa di importante per il paese. E’ sempre stata nota come riferimento della nostra comunità poiché si presentava e si presenta come un elemento architettonico assai originale. Un tempo si presentava polverosa, con la sua terra battuta, innaffiata d’estate con la famosa lunghissima “pompa” di gomma nera che molti di noi hanno conosciuto; quindi fu ricoperta d’asfalto ed ora esibisce una pregevole pavimentazione in lastroni di granito. E’ stata per tanto tempo un punto di socializzazione; soprattutto diversi decenni fa rappresentava il riferimento per quanti volevano incontrarsi, trascorrere qualche momento insieme, scambiare chiacchiere, a volte un po’ vuote, ma sempre segno di un aspetto sociale che oggi si è completamente perduto. Era anche il punto di riferimento obbligato per i primi, innocenti, incontri adolescienziali che, allora, sembravano già un passaporto per l’avviamento di rapporti più maturi. Oggi l’automobile, che permette giornaliere facili evasioni verso altri lidi, a prima vista probabilmente più affascinanti, la TV o il computer, che distolgono dalla ricerca di contatti diretti con il prossimo e, se presi a grandi dosi costituiscono un elemento di isolamento e alienazione, fanno una feroce concorrenza agli incontri della piazza. La panchina, infine, rappresenta la meta di quanti, stanchi da un ritmo di passeggiata ondeggiante su e giù; giù e su, e così fino allo sfinimento, la conquistavano per continuare più comodi i discorsi che si erano avviati durante quei quattro passi. I temi della conversazione erano i più svariati e possiamo affermare che, accanto a quelli frivoli, pur necessari, a piccole dosi, sulla panchina maturavano anche riflessioni su argomenti più impegnati: simili a quelli che sono trattati nei capitoli di questo libro. Perché non immaginare di leggere le sue pagine in una mattina di primavera comodamente seduti all’ombra di alberi frondosi a tanti familiari (come si faceva un tempo), appunto, su una panchina in Piazza del Popolo?
Alla fine di ogni articolo è possibile avere un rimando ai numeri del giornale nel quale furono pubblicati originariamente. In particolare viene ricordata l’annata, il numero e infine […] il numero di riferimento progressivo.
marzo 2013
G M
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Indice del volume
STORIA - Curiosità e misteri della storia di Berchidda - La piaga degli incendi estivi ieri come oggi - Fidem genusque servabo. Lo stemma di Berchidda - Nascita di un borgo medioevale - Berchidda tra Bizantini e Arabi (secoli VI-X) - La Piazzetta, vecchio cimitero - Restauri in sagrestia (1930) - Di ballo si può morire - Vino e viticoltura in Sardegna (secoli IX-XIII) - San Paolo di Monti. Luogo di devozione carico di storia - San Paolo di Monti. Luogo di preghiera e di festa - Alla ricerca di antiche carte - Antiche testimonianze: i Condaghes - Tottu a sa festa de Santa Caderina - Santa Caderina. I restauri del 1600 - Documenti di Berchidda in Internet - Berchiddesi seicento anni fa - Notizie storiche sull’altare del ‘700 - Berchidda (1857) - Intrighi e misteri a Berchidda nell’800 - Vini sardi. I più antichi del Mediterraneo - L’olivo. Coltura millenaria ma modernissima - Quattro mori. Simbolo di sottomissione o di prestigio? - Un flagello d’altri tempi: la malaria - La peste del 1652 a Berchidda - 1652. Infuria la peste. Le popolazioni in fuga - Antiche notizie su Berchidda - In viaggio per la Sardegna nel 1769 - Antichi documenti. La fondazione di Saccargia - Sardegna del ‘500. Uno sguardo sulla campagna
PERSONE - Figure berchiddesi. Giangiorgio Casu - Figure berchiddesi - Un singolare personaggio: Bernardo De Muro - Bernardo De Muro. Per saperne di più - Bernardo De Muro, tenore dalla voce cristallina - Bernardo De Muro va in America - Una principessa indiana di nome... Chilivani? - Barore Ghisaura. Un artista che operò anche a Berchidda - Frate Bonaventura, figura complessa e affascinante - Enzo Cadoni. Amico e collega - Università di Sassari. Berchiddesi laureati (1843-1943) - Leonardo Tola, eroe ozierese - Laurea ad honorem a Salvatore Mannuzzu - Berchiddesi illustri: Domenico Pes, vescovo di Bisarcio - Ottorino Pierleoni - “Pietro Casu nel tempo e nei luoghi”. Introduzione storica - Francesco Alvaro Mannu e la poesia estemporanea - Andrea Parodi berchiddese? - Mortos in terra anzena
LIBRI - Tra montagna e pianura sul finire dell’800 - Il Monteacuto. Analisi del volume - Balistreri. I Promessi Sposi di Gallura - Berchidda tra ‘700 e ‘800 - Bisarcio. Libri per il bicentenario - Serata culturale ad alta partecipazione - Conoscere il nostro territorio. Un nuovo volume in libreria - Geht nicht nach Berchidda. Non andate a Berchidda
VARIE - Piazza del Popolo non è più la stessa - Berchidda. Una tradizione vitivinicola sempre più apprezzata - Limbara da apprezzare e valorizzare - Vecchi racconti berchiddesi - L’igiene nel passato - Bosa e Berchidda. Modi di dire - Caccia grossa d’altri tempi - Estate 2006. Forti emozioni per il calcio italiano - Vecchie gloriose squadre. Bentornate in Serie A - Marzouk, Maceck, Arras, nuovi nomi del panorama calcistico |